Mario Lorenzoni: il business e l’arte fra le provette

(en.vi.Quesito: ma che cosa ci fa un farmacista in mezzo all’arte che, come in Toscana, sgorga da ogni zolla?
Risposta: ma perché siamo in Toscana, da dove i tesori artistici zampillano da ogni zolla, patria di Lorenzo il Magnifico che sapeva rendere compatibili affari e arte, una delle importanti manifestazioni di saper “mercatare”, sapendo collocare ogni opera dell’ingegno al suo giusto posto.
Mario Lorenzoni è uno di questi personaggi che lo zampillare delle opere d’arte lo coglie e lo fa cogliere da ogni zolla. E lo si capisce dal suo curriculum personale e professionale. E’ nato a Sarteano di Siena e ha frequentato il liceo scientifico, però nella etrusca Viterbo. Ma le “griglie” astruse della matematica liceale non lo interessavano tanto. E allora, non rinunciando alla amata arte è andato a Bari e si è laureato in Farmacia. Da allora, forse la grande lezione del “mercatore” Lorenzo il Magnifico ha per un po’ preso il sopravvento: il dottore in farmacia Mario Lorenzoni ha così imboccato il tunnel rinascimentale della formazione negli affari. Prima economia e finanza all’istituto ISTUD di Varese, poi strategia di marketing all’istituto INSEAD di Fontainbleau.
Da allora informatore medico e espero in farmacia in Italia, Francia, Inghiltera, Stati Uniti, Germania nelle primarie multinazionali del farmaco. La sua esperienza di manager a tutto campo lo porta anche a fondare due società collaterali rispetto alla sua professione, come talvolta accade in questa Italia un po’ singolare, specie in Toscana o a Milano e in Lombardia.
Ma senza una severa scuola dell’economia, non sempre si riesce a ritornare all’arte nonché a conferirle benefici. E Mario Lorenzoni entra come Consigliere di Amministrazione del Monte dei Paschi, inoltre chiamata quale membro del Nucleo di Valutazione della Università degli Studi senese. Però l’arte lo chiama ancora e lui ne condivide di più i giorni e le ore: Provveditore dell’Opera Metropolitana di Siena, nel cui ambito è il bellissimo duomo. Il farmacista, erede degli antichi “mercatori”, affronta il restauro dei sottotetti del duomo da cui si gode l’inebriante paesaggio toscano che dalla primavera 2013 è disponibile alla città, al suo territorio e ai turisti.
Mario Lorenzoni, qui di seguito, ha risposto in una intervista a quattro domande del Kiwanis Club: economia e managerialità senza la quale è impossibile “dipanare” la tutela sia nelle piccole, ma non meno importanti, che nelle grandi opere d’arte del nostro Paese. Papa Francesco, rilevando il suo importante lavoro economico-artistico di conservazione dell’Opera Metropolitana di Siena e del duomo, lo ha insignito della onorificenza di commendatore di San Gregorio Magno. 
  • Anche il “Sant’Andrea” di Vercelli, gotico-romanico di gran pregio, con restauri del tutto completi ormai risalenti all’Ottocento, cade in pezzi… Per le grandi opere d’arte è indispensabile far valere il valore intrinseco artistico, come del resto sostiene Vittorio Sgarbi, oppure prima di tutto conta il valore economico, trascurando il quale non si fanno quasi mai investimenti, alla fine danneggiando in pieno il nostro patrimonio artistico?
Ottima domanda, più difficile dare una risposta semplice, tenterò di esporre il mio punto di vista senza alcuna pretesa di avere ragione.
Credo che Sgarbi abbia proprio ragione: davanti ad opere d’arte di tale bellezza ed importanza deve prevalere il valore artistico.
Purtroppo il problema viene dopo: chi ha il dovere di lasciare ai nostri figli qualcosa che almeno non sia peggiore di quello lasciatoci dai nostri padri?
In questo campo, trattandosi di beni che hanno interesse nazionale ed internazionale, viene da dire lo Stato. Così è in un mondo ideale, così non è in un paese come il nostro dove ogni anno si combatte con una cronica preoccupante carenza di fondi che fa prevalere i tagli sugli investimenti. Aspettarsi anno dopo anno aiuti che non verranno o che saranno insufficienti mi sembra poco saggio. Credo che mentre si continua a “chiedere” ciò che sarebbe giusto avere sia fondamentale mettere in piedi un piano B che miri a procacciarsi risorse da altre fonti: spesso si hanno sorprese positive e… grandi soddisfazioni personali.
  • Ancora recentemente in una sua circolare il ministro dell’ambiente Gian Luca Galletti ha preso atto del nostro immenso patrimonio artistico, dal suo collega il ministro Dario Franceschini considerato “bene pubblico” con obblighi sindacali per i dipendenti, ma poi non si trovano finanziamenti adeguati neppure nelle recenti “leggi di stabilità”. Sono parole, oppure c’è solo una “impotente sincerità”?
Spero non essere superficiale nel dire “impotente sincerità”
  • Sempre Vittorio Sgarbi, attaccando le pale meccaniche installate per produrre essenziale elettricità, con “antenati” che  furono i molini del mugnaio senza accenni polemici, sostiene danni irreparabili al paesaggio, altro patrimonio italiano. Quanti ce l’hanno con l’energia a tutti i costi, sono nel giusto o sbagliano? Non solo, prescindendo dalla irripetibile Toscana, il paesaggio della Pianura Padana è patrimonio da tutelare o “insultare” con la cementificazione a dismisura, come sta accadendo adesso?
Credo che viviamo un’era in cui tutte le posizioni, legittimamente diverse, sfociano in polemiche sguaiate! La critica, ripeto assolutamente legittima, quasi mai viene accompagnata da una proposta alternativa ragionevole.
L’ambiente è un patrimonio che va protetto ma non a discapito dell’uomo, quindi la posizione corretta mi sembra un giusto compromesso tra le due esigenze.
In passato, dopo i molini a vento, l’Italia era piena di viadotti e tralicci per il trasporto dell’elettricità e nessuno fece una guerra di religione, certo non erano belli…
La pianura padana infine merita lo stesso rispetto di qualsiasi altra parte d’Italia, non ho alcun dubbio. Le cementificazioni di cui parla sono spesso legate ad una carenza di programmazione del territorio che ha cominciato a far capolino troppo timidamente e nella quale non credo siano presenti le migliori menti del nostro paese.
La cosa che mi piacerebbe, come compromesso, è usare il concetto che si usa nel restauro: si può tollerare ciò che è reversibile.
  • E’ giusto istituire un “catasto delle opere d’arte” delegando la sua assoluta tutela a corpi di polizia specializzati (carabinieri, in primo luogo) oppure, dando spazio anche ai privati con i loro patrimoni in grado di tutelare effettivamente le opere d’arte, come un tempo facevano di più di adesso le banche? Anche scegliendo i privati, forse si tutelerebbe il “mercato alto dell’antiquariato”, una specie di banca tutta italiana, con ricchi conti correnti che l’economia non dovrebbe mai trascurare…?
Sarebbe certamente bello se questo paese sapesse ciò che possiede!
Ma ancora una volta il problema viene dopo: a cosa ti serve un catasto? Hai un piano di interventi e risorse sufficienti da dedicarci? In base a cosa dai le priorità di intervento?
I corpi di polizia per la tutela ben vengano ma sappiamo di cosa parliamo? Abbiamo cominciato con il “Sant’Andrea”, bene in Italia ci sono, se ben ricordo, 566 basiliche, poi le Cattedrali, non sempre sono basiliche, poi le Chiese aggiungiamo i Musei, i monumenti ecc.
Tutta l’arte del nostro paese, dopo Cristo, è al 90% arte cattolica ed è sempre stata proposta e mantenuta dai cittadini. Gli interventi dello Stato erano limitati solo alle grandi costruzioni (molto spesso una grande Chiesa era anche simbolo della potenza/ricchezza di una città) ma i cittadini “mantenevano” gran parte dei beni della Chiesa.
Il secolo scorso è stato il punto di viraggio: sono quasi scomparse le donazioni e le Diocesi non hanno risorse sufficienti per mantenere il loro patrimonio artistico. Credo siamo entrati in una nuova era in cui i cittadini debbano, ancora una volta, fare la loro parte. Non penso evidentemente solo a nuove donazioni penso piuttosto alla creazione di organizzazioni locali che si facciano carico del problema cercando di procacciarsi risorse rivolgendosi professionalmente al “mercato” attuale: lo Stato, le Fondazioni, le Banche, le Assicurazioni, le grandi aziende, il turismo, privati illuminati ecc.
Con umiltà, professionalità ed un po’ di fortuna si possono fare miracoli…