4 domande e più alla Presidente Unipop Paola Bernascone

Riscoprire la materialità del cibo: impastare, tagliuzzare, annusare, cuocere e rimestare. L’essenza vincente della Cucina Unipop raccontata dalla Presidente Bernascone Cappi
La notizia è ormai di dominio pubblico: spetterà alla brigata di Chef Agostino Gabotti curare la serata di giovedì 8 febbraio quando i simpatizzanti del Kiwanis Club siederanno a tavola al Salone Polivalente di Pezzana per gustare piatti tipici della tradizionale piemontese, in cui spicca il piatto forte: il Bollito Risorgimentale. Questa sfida poggia sicuramente sulla estrema competenza con cui l’Accademia di via Attone Vescovo sta gestendo la didattica gastronomica con l’organizzazione di corsi che si distinguono per l’opportunità di mettere in pratica i programmi di studio. Paola Bernascone Cappi, nella sua duplice veste di Presidente dell’organizzazione nonché di appassionata cultrice della materia, ripercorre con noi un percorso di successo.
Paola docente, mentore di cultura, Paola autrice, amante della cucina e delle humanae litterae. Una natura eclettica la sua che non è difficile ritrovare nella sua creatura, l’Università Popolare di Vercelli. Secondo lei dove sta il segreto del successo di una formula di intrattenimento culturale che nemmeno la crisi economica ha potuto scalfire?

Nessun segreto. La nostra carta vincente è la qualità delle proposte e la serietà dell’ organizzazione. Nel corso degli anni l’Università Popolare si è affermata come un’Associazione che persegue la diffusione della cultura offerta a tutti come un’opportunità di migliorare se stessi attraverso un percorso di scelte individuali che aiutino a colmare lacune, suscitare interessi, perseguire un hobby. A questo si aggiunge la preparazione dei Docenti che, con grande professionalità educativa, portano avanti classi eterogenee per età e preparazione di base.
Ha mai pensato di gettare la spugna e passare ad altri il testimone? Non deve essere facile ogni anno allestire un programma di 150 corsi e renderlo attrattivo?
Gettare la spugna non è proprio nel mio carattere di piccola ma tenace combattente. Ci sono stati momenti di difficoltà anche drammatici ma mai ho pensato di abbandonare quello che avevo avuto in eredità da Giuseppe Pessano e Pino Masini, i fondatori dell’Università Popolare. Loro ci avevano creduto, avevano fatto rivivere a Vercelli una prestigiosa istituzione che affondava le proprie radici alla fine dell’Ottocento e costituiva un vero monumento nella storia dell’Educazione popolare italiana. Alla fine sono gli “ideali “ (parola ormai quasi passata di moda) che mi hanno sostenuto. Programmare ad ogni Anno Accademico 150 Corsi è un’avventura appassionante di ricerca tra le risorse locali, le proposte che arrivano in Segreteria e le novità culturali del momento. Sono curiosa, tutto mi interessa e ho dei validi collaboratori che mi aiutano nella scelta degli argomenti.
Fino a Ieri, Unipop era rinomata per essere sede di una Scuola di Fotografia e una altrettanto valida scuola di Fumetto. Quando è maturata l’idea di investire sulla gastronomia?
Anche in questo ha molto contato il mio interesse personale per la cucina e il cibo. Vengo da una famiglia di ristoratori. I miei nonni, agli inizi del ‘900, hanno acquistato l’Albergo Croce di Malta di Vercelli che è appartenuto alla mia famiglia fino agli anni Sessanta. Da sempre a casa si è parlato di ricette e buon cibo. Mi piace molto cucinare e sono Vice Delegato della Delegazione di Vercelli dell’Accademia Italiana della Cucina. La Cucina è cultura a 360° per cui era inevitabile che questo argomento facesse parte dei programmi dell’Università Popolare.
A tal proposito è da apprezzare la perseveranza di individuare uno spazio idoneo in cui in avviare la Scuola di Cucina: un percorso itinerante, dall’ospitalità nei locali delle Maddalene, fino a Casa Verdi passando per Di-Lab. Fino al grande passo di esportare i corsi in provincia. Perché funziona la scuola di cucina? Cosa la rende diversa e unica dalle altre offerte formative?
Uno dei problemi che affliggono la nostra città è quello di non avere degli spazi idonei per fare un’attività non consueta. Trovare una cucina professionale in cui svolgere i Corsi non è stato semplice. Con Casa Verdi nell’Anno Accademico 2016-17 è stata stipulata una convenzione ma i corsi non erano stati svolti per l’indisponibilità del Docente Agostino Gabotti. Quest’anno per fortuna Agostino si è ripreso, sta bene e abbiamo trovato una grande accoglienza da parte dell’Amministrazione comunale e del  Sindaco di Pezzana Stefano Bondesan che hanno messo a disposizione la cucina del Centro Polifunzionale. E’ una location bella e funzionale che ha permesso di realizzare i tre Corsi della prima parte dell’Anno Accademico. A primavera ne verranno attivati altri. Il successo di questi Corsi è senza dubbio dovuto alla abilità e simpatia di Agostino che insegna con passione, competenza ma anche leggerezza rendendo il corso piacevole e divertente.
Per fare una Scuola serve però la lungimiranza di individuare un cuoco carismatico, ma non di quelli stellati, che deliziano i palati fini di un target dai gusti esigenti. Unipop è popolata di persone semplici desiderose di imparare da chi ha fatto strada grazie all’esperienza più che con i titoli. Quando ha colto le potenzialità di Agostino Gabotti? Perché Chef Agostino piace?
Agostino è un grande personaggio. C’è stata con lui subito un ‘intesa  su come organizzare e gestire i Corsi. Non è un cuoco professionista ma è un appassionato competente che ha un grande creatività nell’inventare ricette, oltre una buona pratica di esecuzione. Inoltre sa insegnare con spirito bonario e divertente. Frequentare i suoi corsi è senza dubbio rilassante, ed è ciò che le persone oggi cercano dopo una giornata magari difficile e faticosa.
La cucina è diventata così il mordente con cui attirare nuovi iscritti tra le file dell’Università Popolare. Forse che dopo l’arte fotografica, quella fumettistica la città chiedeva altro e l’Accademia di via Attone Vescovo ha saputo intercettare questi bisogni?
Oggi si parla continuamente di cibo. Ricette e cuochi popolano le trasmissioni televisive, le pagine dei giornali in ogni momento e circostanza. Ormai si mangia prevalentemente “con gli occhi “. Il cibo è diventato un’immagine da guardare e “sfogliare” distrattamente quasi fosse qualcosa di immateriale. E’ stato stravolto quello che è la sua vera realtà, fatta di profumi e di consistenze. Mi è sembrato giusto riportare le persone a contatto con la materialità  del cibo: impastare farina, tagliare le verdure, annusare gli aromi, cuocere e rimestare. La scelta si è stata vincente.
E poi c’è il risvolto letterario di questo successo. Da una docente c’era da aspettarselo. Prima un phamplet a quattro mani con Elisabetta Dellavalle e ora il libro di Gabotti “Ricette d’la nona” che gode, oltre che della sua benedizione, della sua prefazione. Cosa l’ha spinta a trattare la gastronomia condendola di riferimenti letterari?
“Sale in zucca” scritto con Elisabetta Dellavalle nasce dalla mia passione per gli antichi ricettari che colleziono. I ricettari sono libri straordinari che rivelano non solo l’evoluzione della gastronomia ma anche della lingua, del costume, della storia. Leggendo un ricettario dell’800 si scopre per esempio che la lingua della cucina è ancora il francese, che i Menù della Real Casa Savoia sono stati scritti in questa lingua fino al 1907 quando Vittorio Emanuele III stabilì con un Regio Decreto l’uso dell’italiano nella compilazione della lista delle vivande. Questa è una delle molte curiosità che  si apprendono dai ricettari. Ho accolto volentieri l’invito dell’Editrice Rita Mattiuz di scrivere la prefazione del libro di Agostino e Raffaella perché, ha come filo conduttore il ricordo, la memoria. Noi siamo fatti di ricordi e molti dei nostri ricordi sono legati al cibo, al mondo dell’infanzia e  delle nonne, dispensatrici di ”pietanzini” e coccole. Le ricette riguardano proprio il cibo sicuramente gustato nell’infanzia, quello che oggi si chiama “comfort food” a cui ricorriamo quando siamo un po’ giù di corda, che ci conforta, che ci aiuta. E’ sempre un cibo dolce, caldo, grasso che ci fa un po’ male al fegato ma tanto, tanto bene al cuore.
E’ di poche ora l’annuncio che  la Scuola di Cucina diretta da Agostino Gabotti è stata incaricata di preparare la cena per il Kiwanis Club di Vercelli. La sera di giovedì 8 febbraio al Salone Polifunzionale di Pezzana  sarà servito un Menù di bolliti misti. Si aspettava un simile onore? E’ una nuova sfida per la sua brigata?
Sì una grande sfida. Celebreremo il giovedì grasso con gli amici del Kiwanis Club con un menù tipico piemontese che ha come piatto forte il BOLLITO MISTO RISORGIMENTALE. Una prova non facile per Chef Agostino e la sua brigata di allievi del Corso di Cucina alla loro prima, importante prova  pratica che, sono sicura, supereranno brillantemente. Anch’io mi metterò in gioco e accoglierò gli ospiti con l’APERITIVO DELLA PRESIDENTE. Le amiche mi chiamano scherzosamente “la regina del finger food” e allora... che finger food sia!
Vediamo se riusciamo a strapparle qualche anticipazione. In città si vocifera di un nuovo libro? Presidente Benascone fake news o verità?
Verità, verità! Sarà un libro a sei mani: collaborerò con Agostino Gabotti e Pier Luigi Pensotti. Il tema? Il RISO, ma non posso dire di più!!!!!!