A Moncrivello il pozzo italiano più profondo

Il pozzo più profondo costruito nel nostro Paese è a Moncrivello, nelle colline proscipienti la Serra di Ivrea. Forse così come è stato trovato, sarebbe stato realizzato dalla Amministrazione Napoleoniche che anche sul Vercellese e il Torinese aveva esteso il proprio governo che comprendeva una agricoltura fiorente, in primis le risaie le quali incominciarono a diventare importanti nelle piane della Dora e del Po proprio nel XVII secolo. Il manufatto, che aveva funzioni idrauliche e irrigue, è profondo 84 metri. Il pozzo di San Patrizio, un altro celebre pozzo che si trova a Orvieto, poco distante dall’altro celebre Duomo, è profondo poco più di 53 metri e per arrivare al fondo devono essere scesi 248 scalini.
Il pozzo di Moncrivello è uno dei riferimenti cui giovedì 27 novembre ha alluso Luigi Bavagnoli, che invitato dal presidente del Kiwanis Club di Vercelli, dottor Piero Castello, ha parlato del Teses da lui fondato, nonché delle scoperte in questi anni effettuate dal suo gruppo, con finalità soprattutto culturali sia  in superficie che nel sottosuolo. Alcune di queste scoperte hanno avuto come premessa le leggende popolari del territorio. Altre, con rigorosa impostazione scientifica, sono il risultato di collaborazioni interdisciplinari di speleologia, di antropologia, di archeologia, di paleontologia, di sociologia che, oltre alla fatica e al rischio degli operatori, si avvalgono delle più avanzate tecnologie come le luci led, le sonde geologiche e i droni piccoli aerei telecomandati che arrivano dove non sarebbe possibile agli specialisti del “sopra” e del “sotto”. Un altro risvolto che Luigi Bavagnoli ha evidenziato, riguarda l’area dove il localismo si stempera, e questo accade a  decine di chilometri di distanza. E’ il caso della poco nota chiesa di “San Bernardino alle ossa” fondata a Milano, a poche decine di metri dal Duomo, dalla confraternita dei Disciplini nel XIII secolo dedicata a San Bernardino da Siena, nel sottosuolo trasformata in un suggestivo ma macabro cimitero al servizio di un vicino ospedale. Lo stesso sottosuolo avrebbe caratteristiche tali da richiamare il Principato di Lucedio fondato nella stessa epoca dai Benedettini bonificatori delle Grange, la grande pianura da Vercelli a Crescentino. Altre testimonianze del passato, talvolta ancora avvolte da un po’ di mistero che Bavagnoli e il Teses in parte hanno svelato riguardano il “fiume sotterraneo delle ossa” di Santa  Maria Maggiore in pieno centro storico di Vercelli, forse frutto della allucinazione di un sacrestano, l’ancora poco conosciuto sottosuolo di Sant’Andrea o il non più esistente castello di Borgovercelli sostituito da un grande deposito industriale, o anche quanto sta sotto alla medioevale piazza Cavour dove in epoca moderna sono state ricavate cantine e un rifugio. Le ricerche di Teses hanno inoltre accertato l’esistenza di materiali lapidei come il tufo, presente in genere il vicino Monferrato ma non nel Vercellese. Anche questa scoperta geologica sarà approfondita.