I graffiti per dire che esistiamo e siamo umani

Cartesio (1596/1650) filosofo e matematico, con una frase riassuntiva del suo pensiero, riaffermò che l’umanità esiste se non rinuncia alle sue irripetibili peculiarità. La frase era questa: cogito ergo sum, penso, pertanto esisto. Milioni di anni prima gli uomini delle caverne con i graffiti rupestri riaffermarono la loro esistenza e la comunicarono ai loro simili, prima cacciatori e, poi, agricoltori. E con una mano tracciata su una roccia “firmarono” la loro esistenza e il loro diritto alla vita sulla Terra. Dietro a questa mano c’è l’inizio della necessità irrefrenabile “di comunicare” che nei secoli, oltre che dai graffiti rupestri è stata soddisfatta prima dalla pittura e dopo dalla fotografia che ultimamente, con le tecnologie digitali, ha raggiunto grandi livelli di sofisticazione. Oggi si comunica ormai in tempo reale, descrivendo eventi di cronaca ma anche utilizzando l’immagine fotografica per la moda, il gossip e il cibo e le nature morte le quali richiamano Caravaggio, anche Depero e i futuristi, Morandi.
Anche la fotografia dall’Ottocento e poi via via sempre più moderna è figlia della cultura. Di tutto questo, giovedì 22 gennaio ha parlato il fotografo Gianpiero Marchiori, vercellese che per un trentennio ha lavorato a Milano nella cronaca, nella moda e nel food and beverage che, attraverso l’immagine, comunica sistematicamente sul cibo e sulle bevande, testimonianza del piacere dell’umanità oltre che della sua economia. Marchiori è stato invitato, anche con  le immagini, a parlare di questo argomento affascinante dal Kiwanis Club di Vercelli presieduto da Piero Castello. Inevitabilmente sulla conferenza, affollata di soci del Kiwanis il quale quest’anno compie cento anni dalla fondazione, hanno fatto irruzione le immagini dei grandi fotografi internazionali, specie americani e dell’Europa dell’ Est, i quali hanno fissato nella memoria collettiva “tracce lancinanti”: l’umanità sfruttata dai propri simili e che soffre nelle miniere a cielo aperto del Sud America; le immagini inedite dell’invasione della Cecoslovacchia nel 1968 da parte del moribondo impero sovietico; la grande solitudine della gente documentata dalle immagini destinate a diventare storia. Fra questi grandi fotografi, meglio dire “generatori di immagini tratte dal reale”, c’è il brasiliano Sebastiano Salgado. Con un lavoro durato ininterrottamente otto anni egli ha raccontato in Genesis come sia il nostro mondo nel bene e nel male. Riferendosi a lui, Gianpiero Marchiori ha concluso con l’ottimismo illuministico di Voltaire mutuato fra Seicento e Settecento da Goffredo Guglielmo Leibniz (1646/1716) altro grande matematico e filosofo: in ogni caso dobbiamo vivere nel migliore dei mondi possibili. E anche l’immagine, dai graffiti alla pittura e alla fotografia, aiuta molto.