Vercelli nella rete europea delle università

L’Università “tripolare” Amedeo Avogadro, unica in Italia e rara anche in Unione Europea, così come è conosciuta ora è stata rifondata nel 1998. Ma, in realtà, per trovare le  radici della sua origine, bisogna risalire al 4 novembre 1228. Infatti, come certificano i documenti storici, in quella primavera di 782 anni fa, a Vercelli fu fondato lo Studium, uno dei primi in Italia. E ora la “Amedeo Avogadro” intitolata a un genio della chimica e della fisica del XVIII Secolo, nativo di Quaregna, è diventato un ganglio vitale della rete universitaria europea e internazionale.
Giovedì 11 novembre, su invito del Kiwanis Club di Vercelli, presieduto da Giorgio Pronsati, della storia e delle  peculiarità dell’ateneo nel contesto prima di tutto europeo, ha parlato il dottor Paolo Pomati. L’incontro, come di consueto, è avvenuto nella sala delle conferenze del Circolo Ricreativo, in via Galileo Ferraris. E la conferenza che si è connessa al ruolo nella istruzione e nella formazione superiore dell’Università del Piemonte Orientale, di cui è rettore il professor Paolo Garbarino, si è sviluppata su questo titolo significativo: “Vercelli nel sistema universitario europeo. Ieri, oggi, domani”. Il dottor Pomati, 45 anni e da 13 giornalista iscritto all’Ordine Professionale del Piemonte,  ricorrendo al linguaggio della comunicazione  è il portavoce, in riferimento all’esterno, del rettore e dell’Università che si articola, appunto unica in Italia, su tre città e territori: Vercelli, Novara e Alessandra dove hanno sede le diverse facoltà.
Egli in questi anni ha avuto delicati incarichi di carattere organizzativo e culturale nel tessuto universitario europeo che comprende i prestigiosi atenei italiani, francesi, inglesi e tedeschi. Inoltre Paolo Pomati, che anche si occupa di numerose iniziative culturali e divulgative legate al territorio vercellese, novarese e alessandrino, è il direttore responsabile, accanto al rettore Paolo Garbarino, del periodico di grande prestigio “Ateneo e città”. In questo binomio è riassunta la filosofia dell’ateneo che, accanto ai tre “poli”, coordina le sedi formative in ben 11 città piemontesi. Sia l’avvio della riforma universitaria, ma soprattutto la ultima stretta finanziaria hanno messo in forse alcune di queste sedi formative e la stabilità di talune facoltà dove, per i giovani e a loro stretto contatto, operano docenti e ricercatori. In questo ambito, da valorizzare nei confronti della rete universitaria europea, il lavoro di professori e di ricercatori è fondamentale. Ma i dati dicono anche che nel nostro Paese in ricerca si investe l’1,1% del Pil, mentre in Europa la media è dell’1,8%. E per ora in Italia lavorano 3 ricercatori ogni 1.000 abitanti. I commentatori sostengono che sia troppo poco, tenendo conto  di quanta importanza  la ricerca abbia anche  sull’economia.