Una sede per i burattini e i fondali teatrali di Bruno Niemen

Al Museo Leone, che ha già ospitato una mostra dedicata ai burattini di Eliseo Bruno Niemen, intitolata “Il nostro antico popolo di Legno”, il Kiwanis Club di Vercelli, presieduto da Rachele Orsani, giovedì 11 febbraio ha concluso il Carnevale con lo spettacolo speciale, testo di Gualberto Niemen scritto nel secolo scorso, animazioni e voci di Eliseo Bruno Niemen.
Questo il titolo della commedia, solo allestita per i soci del Kiwanis Club: “I briganti del Castello”. Protagonista principale Gianduja, la classica maschera piemontese, scaturita nel Settecento dalla tradizione astigiana. E questo il nome effettivo di Gianduja: Giuvan dla duja (il salume regionale, con tanti riferimenti alimentari alla civiltà contadina che Eliseo Bruno Niemen, con i suoi burattini e i suoi spettacoli recupera avendo il grande gradimento del pubblico, bambini in particolare. Contestualmente a “I briganti del Castello” (lotta dal bene al male, con i riferimenti al  solido potere monarchico, un rapimento e Gianduja mattatore) Eliseo Bruno Niemen racconta: “Fino agli anni Cinquanta, la mia famiglia realizzava a Vercelli spettacoli di marionette, con la caricatura del potere costituito, nel quartiere Chatillon, nel parco Camana un tempo piazza d’armi e nel quartiere Canada”. E Niemen aggiunge: “Tutti i fondali teatrali, le marionette e l’altro materiale di spettacolo, sono adesso preda dell’umidità che li sta progressivamente distruggendo”.
“Anche tenuto conto - prosegue - che la compagnia teatrale della mia famiglia si è aggiudicata cinque primi premi in altrettanti festival internazionale, ci vorrebbe una sede per i nostri burattini e per i nostri fondali, alcuni dei quali sono all’altezza degli scenografi del tetro Alla Scala e degli altri teatri italiani. Sarebbe auspicabile una associazione o una Fondazione che adottasse quella testimonianza di grande cultura come, in realtà, sono i burattini e i fondali teatrali insidiati dalla umidità”.
Che cosa questi fondali rappresentino per la cultura grafica cittadina, è anche spiegato da Eliseo Bruno Niemen: “Ai tempi di Cavour, al teatro Civico di Vercelli andavano in scena spettacoli, in genere più generalmente offerti al Teatro dei Nobili. E i fondali portavano la firma della famiglia Niemen”. Non solo: “Uno scenario esposto al Museo Leone, in origine era semplicemente un lenzuolo. Il padre di Niemen se lo fece dare. E con colpi di pennello guidati dalla sua maestria di artigiano, il lenzuolo fu trasformato in un coloratissimo scenario”. Adesso è venuto il momento i mettere al riparo queste tracce che permettevano la divulgazione di letteratura teatrale popolare, nonché la conservazione di civiltà contadina. Infatti ai tempi delle rappresentazioni teatrali della famiglia Niemen, gli spettacoli nell’agro della risaia vercellese erano il principale riferimento della popolazione, con richiami riguardanti la vita nelle grandi cascine della risaia, i casi della vita che generavano cronaca nera, il brigantaggio e gli esodi delle popolazioni locali che seguivano passo passo i cantieri per la costruzione del Canale Cavour.
Un invito a considerare diversamente i “burattini degli Niemen” viene da Rachele Orsani, presidente del Kiwanis Club, rivolto alle facoltà letterarie dell’Università del Piemonte Orientale. I testi delle commedie per burattini - ripetiamo, prove di sapienza teatrale popolare - contengono annotazioni alle “comiche finali” cui, più tardi, con il cinematografo e la televisione tutti ci saremmo abituati. Gli aderenti al Kiwanis ritengono che disperdere queste stesse origini, rappresentate dai burattini e dai fondali teatrali dei Niemen, sarebbe per lo meno errato. La prova è scegliere la cultura, come già hanno fatto l’Unesco e il Museo Leone con l’allestimento della mostra dedicata al “Nostro antico popolo di legno”.