Piemonte e il vino globalizzato

Il Piemonte, dalla fine dell’Ottocento, ha due riferimenti economici fondamentali che assicurano il lavoro : la Fiat, che si è allargata agli Stati Uniti e che ha recentemente presentato il nuovo modello dell’Alfa Romeo la quale dovrebbe risollevare le sorti meridionali; e la Martini&Rossi, che, dalla fine del XIX Secolo, ha affrontato il mondo, “globalizzando il vino”.
Con questi presupposti, che fanno auspicare la crescita anche durante la crisi il Kiwanis Club di Vercelli, presieduto da Rachele Orsani, ha considerato l’economia una sua finalità anche in relazione a Vercelli e al Piemonte, aggiunta all’altro obbiettivo basilare a tutela dei bambini e degli adolescenti. E per esemplificare l’importanza della economia territoriale che per espandersi necessita della globalizzazione, giovedì 12 maggio ha inserito nel suo programma annuale la visita a Pessione, vicino a Torino, al Museo Martini di storia della enologia nonché agli impianti industriali della Martini&Rossi, del Gruppo statunitense Bacardi. Il Museo, uno dei pochi in Europa che coniugano la tecnica produttiva con l’arte e la comunicazione di qualità attraverso i manifesti e i messaggi radiofonici e televisivi, è una meta costante di esperti di organizzazione aziendale nonché delle scuole alberghiere, fucina di giovani cuochi a 3 e 4 stelle. La formazione dei giovani è importante per assicurare nuovi posti di lavoro per l’aggiornamento della nutrizione, come hanno testimoniato prima l’Expo2015 di Milano e, poi, la rassegna enogastronomica di Parma dove la cucina e le bevande sono nuovamente diventate occasione di creatività.
Non solo: il 25 marzo scorso il senatore pugliese Dario Stefàno ha presentato il disegno di legge sulla storia del vino e del territorio, invitando a sceglierla come disciplina nelle scuole per specifiche ragioni culturali nonché per insegnare ai giovani a bere e a dominare il vino e le altre bevande alcooliche. In più: nel 2015 l’Italia, già forte esportatore di vino con un incremento del 6/7%, ha in assoluto battuto la Francia diventando il primo paese enologico del mondo.
La visita al Museo Martini di storia della enologia è stata per i soci del Kiwanis Club un test, sia da un punto di vista anche sotto il profilo educativo in relazione al disegno di legge Stefàno, che da un punto di vista storico ed economico. Infatti, il museo documenta con minuzia i progressi enologici compiuti in oltre duemila anni. Grazie all’arricchimento del vino con erbe aromatiche, come già facevano greci e romani, ad esempio con l’artemisia, siamo passati prima ai contenitori di terracotta sulle triremi romane al vetro (XVII secolo) al metallo e all’argento (XVIII secolo). Negli ultimi secoli la creatività, documentata nel Museo, di cui si sono avvantaggiati i vini e gli spumanti e i manifesti – veri esempi d’arte - realizzati da pittori e grafici di fama internazionale. Per ribadire l’attaccamento del vino, esempio di territorialità esemplificata nel Museo anche con i carri da vendemmia decorati da artigiani delle terre piemontesi, è stato coniato lo slogan: no vine, no Martini. Senza il vino, nel caso specifico regionale, non ci sarebbe mai stata l’ascesa globale di una grande industria subalpina.
Sotto il profilo dell’organizzazione aziendale per affrontare il mondo, il Museo documenta un binomio e un trinomio. Il binomio è rappresentato dalle due linee aziendali di produzione: i vini e gli spumanti. Il trinomio storico-economico è il seguente: La Martini&Rossi e le sue fortune sul globo sono dovute a Alessandro Martini l’uomo di marketing che a fine Ottocento aggredì con i suoi prodotti il globo; Teofilo Sola, il “ragioniere dell’azienda” perché senza conti solidi una impresa non sopravvive; Luigi Rossi, il tecnologo erborista del prodotto senza il quale i vini e gli spumanti non avrebbero percorso nel mondo la strada raccontata dal Museo. Sulla base di questo binomio e di questo trinomio, dal 1863 una importante impresa piemontese, fondamentale per quanti si occupano di economia – in questo caso anche il Kiwanis Club di Vercelli - non avrebbe mai compiuto la strada citata da tutti i testi europei e americani di studi economici.